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 Oggi un piccolo paziente con prolasso di iride

Oculistica
Veterinaria

A cura di
Alessandra Novelli
Medico Veterinario
iscr. Ordine di
Lucca n. 262
Tel. 3474153901
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Con il termine cheratocongiuntivite secca più comodamente abbreviata nella sigla KCS si raggruppano una serie di patologie oculari caratterizzate da alterazioni del film lacrimale.

Le lacrime costituiscono a tutti gli effetti uno degli strati della cornea e svolgono funzioni di protezione e nutrizione della superficie oculare.
Nonostante il loro aspetto di liquido, le lacrime sono in effetti composte da tre strati, un po’ come un sandwich.

A contatto con la superficie oculare si trova uno strato composto da mucina, una proteina “appiccicosa” che mantiene le lacrime attaccate alla superficie dell’occhio.
Al centro abbiamo la componente liquida, acqua, sali minerali, anticorpi ed altre sostanze utili al metabolismo corneale.
Infine all’esterno si trova uno strato costituito da lipidi, sostanze oleose che rallentano l’evaporazione della parte acquosa.

Nonostante siano da considerarsi forme di KCS le alterazioni di una qualsiasi di queste tre componenti, la forma più comunemente riscontrata nei nostri animali è quella quantitativa, dove in sostanza viene a mancare la parte liquida delle lacrime.
Di conseguenza le altre due componenti, lipidi e mucina si consolidano formando croste di muco che “sporcano” l’occhio appiccicandosi alle palpebre e alla cornea stessa.

La cornea, privata della sua protezione e lubrificazione, inizia a soffrire per l’attrito delle palpebre e dell’aria stessa, si disidrata e reagisce ispessendosi, opacizzandosi e talvolta pigmentandosi; cioè colorandosi di marrone-nero.
In alcuni casi, se la malattia si presenta in maniera repentina, si possono formare delle vere e proprie ulcere corneali.
Questa condizione è molto fastidiosa, e lungo andare pericolosa per la vista stessa.

La diagnosi di KCS viene fatta, oltre che dall’aspetto clinico, attraverso un test specifico, chiamato SHIRMER TEST, che misura attraverso una strisciolina di carta graduata la quantità di lacrime prodotta in 1 minuto, classificando la malattia in base al risultato, in lieve (da 10 a 15 mm), moderata (da 5 a 10mm) o grave (< a 5mm).

Le cause di KCS sono molteplici. Può essere conseguenza di alcune malattie infettive , così come di alterazioni metabolicheo dell’assunzione di determinati farmaci.

E’ consigliato quindi eseguire sempre, in corso KCS degli esami del sangue per evidenziare malattie che possano essere all’origine del problema.
Una buona percentuale di casi però non riconosce una causa organica e viene provocata da una risposta anomala del sistema immunitario, che in maniera del tutto incontrollata si rivolge contro le ghiandole lacrimali danneggiandole(forme autoimmunitarie).

Se è possibile individuare la causa, la risoluzione del problema originario di per sé migliorerà molto la sintomatologia. nella maggior parte dei casi è però necessario utilizzare terapie a base di colliri che stimolano la produzione di lacrime. Solitamente si usano sostanze cosiddette immunomodulatrici, quali Ciclosporina e Tacrolimus, talvolta associate, soprattutto nelle fasi iniziali della terapia, a sostituti lacrimali. Importantissimo in questi pazienti la pulizia degli occhi, da effettuare mattina e sera con veri propri sciacqui per rimuovere il materiale che inevitabilmente si accumula e favorisce la proliferazione dei batteri.

In estate tipicamente gli animali affetto da KCS soffrono maggiormente per l’aggravarsi dei sintomi. Le alte temperature favoriscono la rapida evaporazione delle lacrime e degli stessi sostituti lacrimali permettendo maggiore disidratazione corneale. Anche l’uso dell’aria condizionata favorisce la disidratazione corneale abbassando la percentuale di umidità nell’aria. In questo periodo spesso è necessario aumentare la somministrazione dei farmaci, o tamponare con l’uso frequente di sostituti lacrimali.
 
La sindrome della tasca è un problema di tipo congiuntivale piuttosto frequente nel cane e meno nel gatto.
Si manifesta come una congiuntivite cronica o recidivante, che migliora con la somministrazione di antibiotici locali per ripresentarsi puntualmente alla sospensione dei farmaci.
Si manifesta con la presenza di un materiale mucoso denso e/o purulento,e arrossamento della congiuntiva.
Le razze predisposte allo sviluppo della sindrome sono: Levriero afgano, Dobermann, Golden retriever, Setter Gordon, Alano, Pastore dei Pirenei, Labrador, Terranova, Barbone gigante, Rottweiler, Samoiedo e Weimaraner. Di solito si tratta di cani giovani, clinicamente sani, dalla conformazione dolicocefalica. L’esame clinico e la visita oculistica risultano nella norma.
Lo Schirmer Tear Test (STT) risulterà nella norma e questo permette di fare una diagnosi difreziale rispetto ad una forma di Cheratocongiuntivite secca che puòinizialmente presentarsi con segni simili. Lo scolo è bilaterale e si osserva soprattutto nell'angolo mediale, nello spazio si forma tra il globo oculare e le palpebre.
Lo scolo è più consistente soprattutto al mattino, ma può ricomparire durante la giornata, soprattutto dopo un periodo di riposo.
La sindrome della tasca del canto mediale non è una vera e propria una malattia, ma la conseguenza di una caratteristica anatomica di alcune razze dolicocefale, che hanno orbite profonde, e cranio allungato e sottile e l'occhio profondamente inserito nell’orbita. In questo casi. Qui si viene a creare uno spazio tra occhio e palpebra inferiore (da qui origina il termine “tasca”) dove si accumulano le lacrime.
La parte acquosa evapora , lasciando un residuo mucolipidico. Soprattutto nell'angolo mediale assieme a qiusto materiale si vengono a raccogliere polvere e vari detriti che possono favorire l'infiammazione e la sovrainfezione batterica. Di qui conseguono un arrossamento della terza palpebra, della congiuntiva e aumento dello scolo oculare mucopurulento. Se è presente anche del pus può essere consigliato un antibiogramma. La presenza di scolo purulento indica una infezione batterica secondaria. I batteri isolati sono di solito Gram positivi come Staphylococchi, Bacilli e Corynebateri spp. Raramente si isolano batteri Gram negativi e patogeni primari. Tra le procedure necessarie in corso di diagnosi occorre lavare i dotti naso lacrimali, per escludere una dacriocistite (infiammazione e infezione delle vie lacrimali).
Il paziente migliora con una terapia antibiotica locale , anche se lo scolo si riforma velocemente non appena si sospende il ciclo di terapia. Dal momento che questa sindrome è determinata dalla conformazione anatomica del cranio e dell’orbita, caratteristiche sulla quale ovviamente non è possibile intervenire, la pulizia rappresenta la migliore arma per la sua gestione.
Si può usare della soluzione fisiologica sterile, asportando il muco mattina e sera. Inoltre è consigliato effettuare dei lavaggi extra dopo aver soggiornato in ambienti polverosi, ventosi o in spiaggia.
 
Il sequestro corneale,detto anche mummificazione corneale, necrosi corneale o Nigrum, è una patologia prevalentemente tipica del gatto.
Sono predisposti soprattutto i soggetti appartenenti a razze brachicefaliche, con muso piatto e occhi sporgenti, ma può comparire anche in gatti comuni.
Il Sequestro corneale si presenta come una macchia marrone scuro o nera nel centro della cornea, che può essere piatta o rilevata. Talvolta sono presenti dei vasi sanguigni provenienti dalla congiuntiva. La sua sovrapposizione con la pupilla spesso ne rende difficile il riconoscimento immediato . Anche i segni di fastidio, blefarospasmo ( occhio semichiuso ) e lacrimazione marrone brunastra, possono essere di intensità moderata o più accentuati.
Si sospetta una sua correlazione con l’Herpesvirs felino. Talvolta può risultare come esito di una rinotracheite infettiva ma può anche formarsi a seguito di una infezione latente, per esempio in momenti di particolare stress fisico od emotivo del gatto, o come risposta ad uno stimolo cronico quale aletrata produzione di lacrime o eccessiva esposizione corneale.

Il trattamento raccomandato per il Sequestro corneale è la rimozione chirurgica precoce, in quanto la sua espulsione spontanea può richiedere anche diversi mesi e può talvolta condurre alla perforazione corneale se la necrosi si estende a tutto lo spessore della cornea.
La chirurgia effettuata precocemente permette di eseguire un intervento meno invasivo con esiti cicatriziali minori .


 
Il glaucoma è una malattia dell’occhio caratterizzata da un alterato drenaggio del liquido in esso contenuto ( umor acqueo ) che causa un aumento della pressione interna. La pressione intraoculare normale nei nostri animali è tra i 15 e i 25 mmHg, pressioni superiori sono in grado di danneggiare la retina ed il nervo ottico in poche ore ed in maniera irreversibile.
In corso di glaucoma anche quando la visione è compromessa è importante riportare la pressione a livelli normali per due motivi:
 Contenere il dolore
 Evitare l’ingrossamento del globo ( buftalmo ) che puo’ causare a sua volta danni anche gravi alla cornea, fino alla perforazione

La pressione può essere controllata con l’aiuto di alcuni farmaci ad uso locale ( colliri ). Talvolta questi colliri non sono efficaci o lo sono per un periodo limitato di tempo. In questi casi la procedura di elezione è l’enucleazione del globo oculare, in quanto un occhio non vedente diventa per il cane fonte di dolore e di potenziali futuri problemi. Qualora non si possa o voglia procedere all’enucleazione è possibile tentare di riportare la pressione a valori normali mediante l’ablazione ( distruzione ) dei corpi ciliari, responsabili della produzione dell’umor acqueo. Questa può avvenire tramite laser o tramite l’iniezione intraocolare di un farmaco.
La seconda opzione è di più semplice attuazione, ha costi molto contenuti e prevede una sedazione di breve durata, seppur risultati meno costanti rispetto all’uso del laser.
Il 70% dei cani trattati risponde al primo trattamento con un abbassamento della pressione nella prima settimana. Del 30% che non risponde positivamente circa il 50% risponderà ad una seconda iniezione.
Questa procedura ha il vantaggio di essere poco invasiva e di richiedere solo una moderata sedazione ma non sempre permette di ottenere una risposta positiva ed una certa precentuale di cani dovrà riconsiderare in ogni caso l’opzione dell’enucleazione.
 
Si definisce sindrome di Horner un quadro clinico caratterizzato da uno o più dei seguenti sintomi:
 Miosi ( pupilla più piccola )
 Terza palpebra sollevata
 Enoftalmo( occhio arretrato nell’orbita )
 Palpebra superiore leggermente abbassata

La syndrome di Horner è causata da una disfunzione del sistema nervoso simpatico. Le cause sono tutte quelle condizioni in grado di danneggiare l’innervazione simpatica nel suo percorso dal cervello all’occhio. Le fibre nervose simpatiche attraversano il midollo spinale fino alle prime vertebre toraciche dove escono e risalgono lungo il collo, passano vicino all’orecchio medio e terminano intorno e dentro l’occhio. Traumi, infezioni infiammazioni o masse lungo questo percorso possono causare uno o più tra i sintomi descritti.
Circa il 40-50% delle Sindromi di Horner però non si presenta in conseguenza di una di queste condizioni e viene quindi definita idiopatica. Queste forme tendono a risolversi spontaneamente in circa 15 settimane.
 
In cosa si differenzia la visita oculista veterinaria da una normale visita clinica?

Si tratta di una domanda logica e lecita da parte di chi si appresta per la prima volta a richiedere per il proprio amico a 4 zampe una consulenza oftalmologica.

Le principali differenze si trovano nella durata e nell’ uso di strumenti e test specifici, che permettono di valutare le diverse componenti dell’ occhio essenziali per la funzione visiva.

La prima fase prevede una attenta osservazione. Posizione e conformazione delle palpebre e del globo oculare devono rispondere ad alcuni parametri tra cui principalmente la simmetria.

Subito dopo, se necessario, si esegue un test che misura la quantità di lacrime prodotta dalle ghiandole lacrimali ( Shirmer test ).
Va fatto subito altrimenti stuzzicando gli occhi con le successive manovre si rischia di aumentare involontariamente la lacrimazione ottenendo valori falsamente alti.

Quindi si eseguono alcune brevi prove, muovendo la mano verso l’occhio (n reazione di minaccia ), toccando alcune parti del muso ed illuminando le pupille,per testare la vista e alcuni riflessi neurologici.

Se in questa fase sorgono dei dubbi si possono eseguire prove più complesse per determinare se la vista è presente sia in condizioni di luce sia in penombra.

A questo punto inizia l’esame strumentale, eseguito prima con la lampada a fessura, o biomicroscopio, che permette di osservare tutte le strutture esterne dell’occhio ad alto ingrandimento ( fino a 16X), per rilevare difetti di conformazione dei dotti lacrimali, eventuali peli che crescano all’ interno delle palpebre ( diistichie o cilia ectopiche ), irregolarità sulla superficie della cornea.

Se necessario, cioè se c’è il sospetto di una lesione sulla cornea, è possibile applicare una goccia di colorante, solitamente la fluoresceina, che metterà in evidenza eventuali difetti colorandoli di un verde brillante!

Prima di proseguire occorre misurare la pressione intraoculare (IOP).
Anche se la visita non è stata richiesta per un sospetto problema di pressione è opportuno registrare questo valore, che anche nella normalità è diverso da un individuo all’ altro. Questo per controllare se con il passare degli anni i valori cambiano in maniera significativa. La misurazione si ottiene tramite uno strumento digitale direzionato verso la cornea (Tonometro digitale).

Adesso vogliamo vedere un po’più in profondità, quindi occorre dilatare le pupille per avere un maggior campo visivo e osservare bene il cristallino e la retina.

Questa operazione richiede, dopo l’applicazione di una goccia di collirio, un attesa di 15-20 minuti.
Non sempre è necessaria! Alcuni animali,per conformazione o per agitazione hanno le pupille sufficientemente dilatate. La visita quindi prosegue con l’osservazione del cristallino utilizzando nuovamente il biomicroscopio, e quindi la retina con un oftalmoscopio diretto, o indiretto, o talvolta con entrambi.

In ultimo, se si ritiene utile farlo, e a mio parere lo è sempre, ci prendiamo qualche minuto per scattare delle foto. In questo modo sarà possibile controllare l’evoluzione della malattia in atto o documentare in maniera oggettiva la situazione in un dato momento.
I quadri oculistici talvolta evolvono molto rapidamente!

A fine visita occorre riservare un po' un po’ di tempo per parlare….. Il Medico Veterinario dovrà, spiegare il problema e, se presenti, le ulteriori possibilità diagnostiche. E’ consigliato fare qualche indagine supplementare?Esami del sangue, ecografia , diagnostica avanzata, talvolta il problema oculistico è solo una finestra su un problema più ampio, che coinvolge altri organi.

Infine spiegare le possibilità terapeutiche e come le terapie vanno eseguite. Tutto ciò che viene detto, esito della visita, esami proposti e terapie prescritte, viene rilasciato in forma cartacea per essere riportato ai successivi controlli.

E’importante terminare la visita avendo un quadro quanto più possibile completo del problema in corso e di quali siano le possibilità di porvi riparo.
Fondamentale quindi chiedere ulteriori spiegazioni se qualcosa non è chiaro, sia riguardo alla diagnosi sia, e soprattutto, riguardo alle terapie. Il Veterinario compie metà lavoro nel processo di guarigione ( quando questa è possibile!), il resto dell’onere, e onore, è sulle spalle di chi si farà carico delle terapie successive.
 

Ma i cani non portano gli occhiali... mi sento spesso rispondere parlando di Oculistica Veterinaria!

In effetti siamo portati a pensare all'oculistica come a quella branca della medicina che ci condurrà ( o meno ) alla scelta forzata della montatura meno disastrosa per noi, o alla condanna delle lenti a contatto a vita.

In realtà le condizioni patologiche che possono interessare gli occhi sono numerose, e non sempre facilmente riconoscibili, soprattutto nelle prime fasi dove il disagio è percepito dal diretto interessato ma non evidente ad un osservatore esterno. I nostri amici animali possono soffrire di numerose condizioni, alcune legate alla razza ( congenite o ereditarie) o all'età, altre di origine traumatica, infettiva o purtroppo anche tumorale. Il disturbo spesso diventa evidente al proprietario solo in fase avanzata, quando inizia a provocare diminuzione della vista o dolore.

Quindi, se anche se i nostri animali non percepiscono come noi lievi alterazioni della vista, dovute per esempio all'età ( anche loro invecchiando diventano presbiti, ma non dovendo leggere non se ne curano....), per contro non sono in grado di comunicarci disagi anche importanti fino a quando questi non sono tali da provocare sintomi evidenti. La stessa perdita della vista se avviene lentamente può passare inosservata, fintanto che le abitudini restano stabili. Questo grazie alla grande capacità di compensazione attraverso gli altri sensi propria di tutti gli animali. Un cane ed un gatto possono diventare ciechi lentamente e continuare a muoversi con disinvoltura in un ambiente familiare.

Perdita lenta della vista e dolore si possono manifestare sostanzialmente con una diminuzione della attività motoria, dell'attitudine al gioco, e nel caso del dolore, con diminuzione dell'appetito.

Ben diversa è la perdita di vista improvvisa, che può provocare una vera e propria crisi di panico con vocalizzazioni ed episodi di aggressività.

Cosa può osservare il proprietario guardando gli occhi del proprio animale? Molte volte nulla, il problema se localizzato nel comparto posteriore può non dare alterazioni a prima vista evidenti.

Altre volte si possono notare variazioni di colore o forma di iride, congiuntiva, cornea, pupilla. Modificazioni nella dimensione e posizione degli occhi e delle palpebre, nella quantità di lacrime prodotte.

Osservare periodicamente gli occhi del nostro amico animale servirà soprattutto a riconoscerne la normalità per notare quanto prima delle alterazioni.

Se si possiede un cane di razza, conoscere le patologie ereditarie tipiche di quella razza può essere di grande aiuto sia nell'osservazione delle anomalie possibili, sia nella programmazione temporale di specifiche visite specialistiche. Non tutte le malattie ereditarie infatti si manifestano nei cuccioli e nei cani giovani. Alcune patologie, se pure di origine ereditarie possono presentarsi in età adulta o avanzata.

Hai un Golden Retriever? la probabilità che sviluppi una cataratta è molto più alta che in altre razze. Un Volpino? Potrebbe andare incontro ad una lussazione spontanea della lente. E così via...

 
Dr.ssa Alessandra Novelli
Nata a Milano il 30-10-1969, laureata nel dicembre del 1994 presso la Facoltà di Medicina Veterinaria di Pisa, Toscana.
Nel 1995 collabora attraverso una borsa di studio con l'Università di Pisa .
A partire dal 1996 effettua regolarmente periodi di approfondimento scientifico presso strutture accreditate, italiane ed estere.
Nel 1996 trascorre un periodo di formazione di 6 mesi presso l'Animal Medical Center di New York, con particolare attenzione verso l'oftalmologia, sotto la supervisione della Dr.ssa Alexandra Van Der Voerdth, diplomata ACVO ( American college of veterinary Ophtalmologist ).
Dal 1996 è socia della Società di Oftalmologia Veterinaria Italiana.
Dal 1998 frequenta il corso di base e avanzato di Oftalmologia della Sovi, e nello stesso anno trascorre un periodo formativo presso l'Università autonoma di Barcellona con la Dr.ssa Teresa Pena.
Nel 2004 partecipa al corso intensivo di microchirurgia oculare della European School of Advanced Veterinary Studies a Tolosa e al corso di elettrodiagnostica dei piccoli animali presso l'Università di Parma.
Dal 2012 segue il percorso formativo della FSA ( Fondazione Salute Animale ) sulle oculopatie ereditarie.
Nel 2013 segue l'Applicativo Pratico di Chirurgia della Cataratta organizzato presso l'Università di Padova dalla società specialistica Performat.
Ne 2014 frequenta il Basic Science Course of Veterinary and Comparative Ophtalmology presso l'Università del Nord Carolina.
Relatore per l'Ordine dei Medici veterinari di Pisa delle serate di aggiornamento sui temi " La visita oculistica", " Uso dei corticosterioidi in oftalmologia veterinaria", " Emergenze Oculari".
Socia Sovi, Anvo ( Associazione Nazionale Veterinari Oftalmologi ), Isvo ( International Society of Veterinary Oftalmology ) ed Esvo ( European Society of Veterinary Oftalmology )
 
Alessandra Novelli
email: alessandra.novelli.an@gmail.com
telefono: 347/4153901

E' possibile prenotare una visita presso le seguenti strutture:

Ospedale Veterinario San Concordio Lucca
Via Savonarola, 106/f, 55100 Lucca LU , toscana 0583 582351

Ambulatorio Centro Veterinario Il Castellare
Via Salvo D'Acquisto 51017 Pescia PT -Toscana 0572 444111

Ambulatorio Veterinario Faldini & Nanni
Via del Brennero, 344 55100 Lucca LU 0583 342026

Ambulatorio Medico Veterinario Dott.Sse Benedetti, Tiretta E Lazzeri
110/112 v. Com. Ave Maria, Capannori, LU 55012

Ambulatorio Veterinario Dott. Ledda - Dott. Sbragia
Via dei Bocchi, 352 Lucca 0583 929862

Ambulatorio veterinario Morianese
Via di Moriano, 406, 55100 Lucca LU - 0583342436

Ambulatorio veterinario Marlia
Viale Europa, 265, 55012 Capannori LU - 0583 407800

Ambulatorio veterinario D.ssa Granucci
Via Giorgini Giovan Battista, 243, 55100 Lucca LU - 0583 994126

Ambulatorio veterinario Migliori Amici
Via del Babbi, 22/I, 55012 Capannori LU - 0583 935552

Ambulatorio vet Dr. Ssa Silvia Falleni
Via Comunale del Popolo, 138, 55012 Capannori LU - 360 596 145

Ambulatorio vet Magnolia
Via del Monte Ovest, 38, 56031 Bientina PI - 0587 755677

Ambulatorio Veterinario S. Anna del Dr. Massimo Ciocci & Dott.ssa Luisa Cesca
Viale Idelfonso Nieri, 131, 55100 Lucca LU - 0583 581936
 
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